In questi racconti viene usato spesso un linguaggio esplicito e volgare per una mia precisa scelta. Mi sembra corretto avvisare i potenziali lettori in modo che possano scegliere se continuare con la lettura o meno.





domenica 31 gennaio 2010

Vita da Bar ep. 4 Capodanno Venusiano.


Mi sono preparato con cura per stasera: una doccia tonificante, sbarbato, camicia fica e pantaloni diversi dai soliti jeans.
Ho curato ogni dettaglio per passare un'altra notte nella cella di magneto; nell'inferno di cristallo; nel bar preferito da Giabba De At; nel bar dove Luke ha conosciuto Han.
Mi sono preparato con cura perchè stasera c'è 'sto finto capodanno venusiano e tutta la città si sta preparando con cura per risvegliarsi una merda domani.
Eppoi da noi c'è pure la festa dell’emtv, il canale della musica mondiale:
infatti, l'ospite d'onore è Max Pezzali.
Al lavoro ci vado a piedi, non è distante la cella di magneto, ma devo attraversare tutta la casbah e oggi una banda di cicos ha già fatto scorribanda, fino a che non è stata intercettata dai Dreadlok, un'altra banda locale: perciò sotto casa sono già tutti un pò incazzati.
E non è bello passare dalla casbah quando sono già tutti un pò incazzati.
Specialmente per chi non è della casbah.
Già: io ci abito, ma non sono della casbah.
Lungo il tragitto mi rendo conto che essere o non essere appartenenti a qualcosa o a qualcuno è solo un atteggiamento mentale: nel mio tirare dritto mi rendo conto di essere riconosciuto e accettato. Qualcuno mi saluta pure.
Arrivo all'inferno di cristallo con un altro spirito, quasi sereno.
Quasi mi ricredo sull'umanità intera e anche su qualche venusiano.
Faccio per intraprendere la passerella esterna che mi porta allo star wars, quando due energumeni alti duemetriezerosette, Haitiani, con le treccine tipo dread e gli occhiali termici mi fermano.
Mi chiedono il pass.
Cazzo!
Il servizio d'ordine stasera non è il nostro: sono i buttafuori del network, clonati da un predator mix alien e quel coglione del Talebano non solo non mi ha procurato il pass, ma non mi ha neanche avvisato.
Prendo il telefono per risolvere la questione, quando alla mia sinistra passa Lenticchia Mordicchio: non mi ha visto, ma sicuramente lei ha un pass per me. Col telefono ancora in mano faccio una mossa avventata: non provate mai a infilarvi in mezzo a due Haitiani da duemetriezerosette che non hanno nessuna intenzione di lasciarvi passare perchè vi credono un imbucato.
Mi alzano dal colletto della camicia, che si strappa dai primi due o tre bottoni e mi scaraventano tre metri più in là.
Non atterro morbido.
Il telefono scivola in acqua -la passerella è sul mare- e io do una capocciata sulla base della balaustra.
Mi hanno rovinato la camicia, sporcato i pantaloni e procurato un bozzo in testa.
Calma calma, sento dire da quello che mi aiuta a tirarmi su, lavora per noi, dice ancora.
Non ci credo: è il Talebano.
Nella mia testa si ribadisce il concetto che essere o non essere appartenenti a qualcosa o a qualcuno è uno stato mentale.
L'umanità intera mi riesce ancora simpatica e anche qualche venusiano.
Ma per i buttafuori non c'è niente da fare: mi staranno sempre sul cazzo!
Per non parlare dei talebani...
...

sabato 30 gennaio 2010

Vita da Bar. ep. 3 Karmapolice.

Ho ancora la faccia sporca di sangue, quando il dottore mi chiede un mint julep con i gamberetti.
Lo vorrei rispedire in consolle, ma in questo momento stanno ancora suonando dal vivo i fiati naturali e perciò mi tocca sucare e preparargli la peggiore mistura che mi riesca.
La situazione ora è calma, i due portatori di karma negativo sono stati allontanati e la gente sembra divertirsi.
Al di la della grande vetrata, dietro il dottore, Giubeca cerca di spiegare al Talebano cosa sia successo, mentre Big Boss continua a camminare intorno al bar con il passo da squalo.
Il Talebano e B.B. sono due dei miei capi.
Ne ho undici, di capi: qualcuno non l'ho mai visto.
La discussione è tesa, anche se non posso sentire le parole del Talebano, quando si parla con Giubeca la situazione é sempre tesa.
Ho finito di preparare il mint julep e chiedo il cambio per andare a lavarmi la faccia, anche perchè così, dietro un banco, non posso stare.
Appena fuori dal banco incontro Predator, uno della sicurezza. Mentre mi dice di stare fuori dai guai agita le treccine. Poi si agita lui e mi tocca azionare il traduttore galattico per capire che cazzo vuole da me. Non provo neanche a spiegargli cosa è successo: immagino che con il potere della sua mente riesca a leggermi nel pensiero così annuisco e vado verso il bagno; quando mi ferma Mordicchio, tutta agitata, per chiedermi come sto, cosa è successo, quando, chi è stato -come se potesse farci qualcosa- perchè.
Io penso solo alla mia faccia sporca di sangue e al mio cazzo di karma: riuscirò a lavarmi?
Mordicchio è un altro dei miei capi.
Le dico che va tutto bene. Tutto a posto.
Svicolo.
I bagni sono a un passo.
Un lampeggiante blu attira la mia attenzione: ora capisco cosa avevano da preoccuparsi il Talebano e B.B.
Gli sbirri, quelli veri. Cazzo...
Due macchine, otto sbirri.
Uno mi ferma, mi punta la torcia negli occhi e mi chiede: "E tu cos'hai in faccia?"
Ho fatto brillare un bloody mary, mi vien da dirgli.
Ma so che non ci crederà.
Le posso offrire qualcosa da bere, agente? Magari Vodka?
...

venerdì 29 gennaio 2010

Vita da Bar. Sequel.


Giubeca questa volta ha sbagliato! Ha fatto entrare il ballerino di taekwondo.
Annuso i guai ad ore di distanze ma prego di sbagliarmi e che i colleghi di Giubeca sappiano fare il loro mestiere.
Il ballerino balla freestyle davanti all'imbarazzata cassiera, occupando lo spazio yoga di tutti quelli che vorrebbero ordinare appletini da bere sui triclini messi a disposizione dell'organizzazione. Qualcuno si scazza e io fingo di non vedere: non ho voglia di chiamare la sicurezza solo per una questione di karmayoga. D' altronde se vieni a bere al bar di guerre stellari qualche stronzo lo devi mettere in preventivo.
Al banco ho Dulbecco e Zichichi che discutono con il mio collega per qualche ml di tequila in più da aggiungere al sunrise e percepisco la tensione fra i tre. Metto sul banco due chupiti per stemperare la situazione, quando sento voci sopra la musica provenire dalla zona cash. E' il ballerino di taekwondo che si sta prendendo con un altro partecipante al festival della scienza.
Il ballerino assume la posizione del fenicottero, lo scienziato ci parte d’ignoranza e gli molla una cartella sulla faccia. Non faccio in tempo a pensare che ha fatto bene che -cazzo, no!- il mio collega cerebroleso è già in mezzo ai due.
Gli cristo dietro mentre chiamo la sicurezza, poi mi butto nella mischia anch'io.
Rovino addosso allo scienziato, lo spingo contro il vetro e con una mossa da sbirro scafato, che stupisce anche me, gli tengo la testa con una mano e un braccio dietro la schiena con l'altra. Il quartetto di fiati naturali ha smesso di suonare e si gode la scena dal palco. Io mi giro per vedere dov'è quel minchia di Giubeca, quando il sangue dello scienziato mi schizza in faccia: il ballerino si è divincolato dal mio collega cerebroleso e gli ha fracassato il naso con una testata per nulla marziale.
Finalmente arriva Giubeca con i suoi colleghi.
Uno di loro mi prende per il collo e mi sbatte dietro il banco, mi urla qualcosa di incomprensibile e poi torna a dar manforte agli altri.
Finalmente la situazione ritorna alla normalità.
Il quartetto di fiati torna a suonare, la gente a bere e a ballare.
Sembra di nuovo il bar più bello del mondo.
Sembra di nuovo il bar di Star Wars!
O forse lo è: dopo tutto sto casino, come niente fosse accaduto, mi arriva Zoiberg a ordinarmi un mint julep con gamberetti...

giovedì 28 gennaio 2010

Vita da Bar. Intro. Palahniuk staila


Aspetto il mio prossimo cliente.
Mi sembra di stare nel bar di guerre stellari, con Giubeca alla porta che sbraita chi può entrare e chi no, e Giabba De At che beve appletini sdraiato sul triclinio.
Comunque sono lì che aspetto il mio prossimo cliente e penso che Chuk si sarebbe perso meno in dettagli andando dritto al cuore della questione, quando mi arriva il prossimo cliente: una giovane sbatticiglia, mammellata come una gravida mucca, coperta da un mini top e da una mini gonna che non coprirebbe neanche le mutande, se le avesse. Infatti, le intravedo il piercing al clito e il povero pelo che le sta crescendo.
'Sta rizzacazzi poggia tutta la latteria sul banco, sfiora le labbra con le dita della mano sinistra, mentre immagino solo quel che sta facendo con la destra, nascosta dal banco che ci separa; mi guarda negli occhi con i suoi occhi chiari e finti e proferisce verbo.
"Cosa mi offri da bere?"
Cosa ti offro da bere?
In un nanosecondo mi passa davanti tutto.
Io, lei, lei nuda che mi rizza il cazzo e mi lascia lì, col cazzo duro. Io, lei, lei che se lo prende e fa finta di godere. Io che me la inculo, lei che me lo succhia nei cessi del bar. Io che le chiedo "quanti anni hai?" Diciassette. "Cristo!" dico io. "Cazzo! Come diciassette?" Diciassette, ghigna lei.
In un nano secondo passa tutto questo.
Allora mi viene da darle un pugno in faccia a 'sta rizzacazzi, ma mi trattengo.
Perché sono un professionista.
Vodka, va bene? Le chiedo. Quello che vuoi, risponde la latteria.
Ho in mano la bottiglia di vodka. E vodka sia, le dico, accennando un sorriso da foto album del matrimonio.
Si accascia a terra un metro più in là, alla mia sinistra, dopo che la bottiglia, rimasta miracolosamente intatta, ha roteato sopra la mia testa, impattando esattamente fra la sua guancia e le sue ciglia rimellate.
Fra un mese potrà tornare a sbatterle quelle cazzo di ciglia, quando, magari, avrà diciott'anni.
Rimetto a posto la bottiglia.
Perché sono metodico.
E attendo il prossimo.
Sperando sia un cliente, stavolta.