In questi racconti viene usato spesso un linguaggio esplicito e volgare per una mia precisa scelta. Mi sembra corretto avvisare i potenziali lettori in modo che possano scegliere se continuare con la lettura o meno.





giovedì 15 luglio 2010

Vita da Bar ep. 34 L'Orlando Sorpreso

E' l'anno dello Star Wars Bar. Va di moda. E il bartender è il primo a faticare, nel bel locale trend.
Per ogni giorno della settimana c'è un tema diverso che si va ad aggiungere al mercoledì della mafia gay, al venerdì della mafia albanese, al sabato della musica nervosa e sincopata del gran DJ House Special Guest.
Al martedì abbiamo le ragazze addizionate e al giovedì la serata dedicata ai balli multietnici venusiani.
Domenica e lunedì me ne fotto e vado al mare.
Mi stanco e mi diverto molto. Questa sera rido con la animatrice omosessuale, perché mi fa sempre ridere, quando intravedo Akane.
Pensavo che avesse finito le sue indagini valutatrici e vederla mi innervosisce. C'è qualcosa di irrisolto e la cosa mi irrita, anche perché non so bene quali siano i mie sentimenti nei suoi confronti, ne i suoi nei miei.
Faccio finta di niente e continuo a ridere con l'animatrice che dal banco mi chiama con il microfono per farsi servire da bere scavalcando tutti i calamaretti che aspettano ligi il loro turno.
Gli servo un bel bicchiere di Jack liscio, e in questo è assimilabile a Mr. Panda, perché “intanto siamo a fine serata” come dice lei.
In effetti la gente ha iniziato a sfollare, tanto da permettermi di vedere Akane al bar galleggiante che parla con Mordicchio e Regina Tequila.
Decido di risolvere la situazione e vado a farle una sorpresa.
Questa volta voglio prenderla io in contropiede.
Ma quando sono sul ponticello che unisce la struttura galleggiante alla terraferma assisto ad una scena già vista.
Akane, liberatasi di Regina Tequila e Mordicchio, flirta con un cazzo di barback che le offre da bere.
Riconosco l'emozione del ragazzo, riconosco quel deglutire imbarazzato e il panico da cervello disfunzionale perché perso negli occhi manga della bella Akane.
Poi vedo un micro movimento del Commissario Esterno, un movimento che io non avevo percepito perché offuscato dall'emozione: Akane si è spinta in maniera quasi impercettibile verso il ragazzo, invadendo il suo spazio intimo, quello spazio chimico in cui le molecole si mischiano fra loro. Il ragazzo allora osa. Ha tutta l'intenzione di baciarla.
In tutto questo io sono fermo a guardare come finirà.
Anche se penso di saperlo già.
Quando i due sono vicinissimi Akane tira fuori dalla borsetta il telefono e risponde secca, senza lasciar parlare l'interlocutore.
Poi chiude il telefono.
Io so che ha detto: “Lo so, arrivo!”
Akane cerca di accomiatarsi dal barback che è incredulo. Non si capacita di come abbia potuto perdere un occasione così.
E io non mi capacito perché abbia questo comportamento.
Finalmente si libera del povero ragazzo, che le bacia la mano prima di lasciarla andare, rimanendo trasognante, e si dirige verso di me.
Dove cazzo vai? Mi chiedo.
Per un attimo ho il terrore che mi abbia visto.
Quando è a mezzo metro da me faccio una giravolta evitando di incrociare il suo sguardo ritrovandomi così dietro di lei.
La seguo con lo sguardo e vedo che si incrocia con il Talebano.
Parlottano poi si allontanano.
Li seguo.
Scendono a Ground Zero.
Entrano in ufficio, la porta è socchiusa.
Li sento parlare. Lei sta facendo un elenco di nomi, tutti dipendenti serali dello Star Wars.
Tutti maschi.
Otto nomi.
“Cinquanta euro a maschietto fanno quattrocento euro.” Dice Akane.
Continua a sorprendermi la capacità di Akane di dire cose perfettamente comprensibili ma senza un senso logico per me.
Cosa cazzo vuol dire cinquanta euro a maschietto?
Poi il Talebano complica l'arcano quando le dice che non si aspettava che io e l'ultimo barback ci cascassimo.
Apro la porta ormai senza vergogna per aver origliato.
“Di che cazzo state parlando?”
Akane, di schiena, sobbalza. Il Talebano mi sorride. Sulla scrivania ci sono una mazzetta di banconote da venti e da cinquanta. Presumo i quattrocento euro di Akane.
“Ho scommesso che non vi avrebbe sedotto tutti e otto. Contavo proprio su di te e Zoro.” Dice il Talebano. Zoro è l'ultima vittima di questo terribile azzardo.
“Bastava che uno di voi non si fosse fatto sedurre e io non avrei pagato Akane per il lavoro svolto.”
“Invece ci sono riuscita e mi ha pagato cinquanta euro in più per ogni maschietto che lavora nel locale.”
Sono decisamente incazzato.
Vorrei urlare insulti a caso alle loro persone e famiglie.
Ma non me ne vengono.
Akane prende i soldi e se ne va.
Io tiro un pugno alla porta.
Il Talebano mi si avvicina e mi dice: “Anche io sono incazzato. Gli accordi della scommessa erano che se non riusciva a sedurvi tutti sarebbe venuta a letto con me.”
Rabbrividisco quando me lo dice.
Ricapitolando: io sono incazzato con Akane perché mi ha preso per il culo e il Talebano è incazzato con me e Zoro perché aveva puntato sulla mia professionalità e sulla sua verginità.
Ridò un pugno alla porta.
Esco incazzato.
Salgo le scale di Ground Zero facendo gli scalini cristando.
Quando arrivo in cima qualcuno mi afferra da dietro il palo portante del cubo di vetro.
Mi bacia.
E' Akane.
E ha un sapore dolcissimo.
Come una vittoria arrivata all'ultimo secondo.
E io che volevo farle una sorpresa.

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