In questi racconti viene usato spesso un linguaggio esplicito e volgare per una mia precisa scelta. Mi sembra corretto avvisare i potenziali lettori in modo che possano scegliere se continuare con la lettura o meno.





martedì 9 marzo 2010

Vita da Bar ep. 19 Essere ed apparire


Mr Panda e la Mafia Gay sono giunti ad un compromesso, dopo che gli albanesi hanno fatto un raid.
Adesso a metà settimana abbiamo ospiti i calamari protetti, al venerdì la mafia albanese.
Al sabato l'entrata è libera.
Da tutto questo Giubeca, l'eroe della resistenza contro l'impero, guadagna la doppia mazzetta. Non solo, si è anche permesso di lasciare a casa Lex, sostituito dall'ultimo modello di Ferrotre: Ferroquattro.
Perché si sa, dove c'è malavita organizzata raramente si attira l'attenzione degli sbirri.
Stasera ci sono i calamari protetti, sul palco canta Britney, sempre di tre quarti e ho la solita rossa al banco che viene a trovarmi qualunque mafia ci sia.
Ogni volta mi fa il giochetto della vodka lemon, vodka redbull, che consiste nel chiedertene una delle due e dirti che t'aveva chiesto l'altra.
Non solo, flirta una volta sì e una volta no, e io sbaglio sempre il tempo.
Questo, dieci volte in una serata.
Britney ha appena finito il concerto e Moicòl l'accompagna a Ground Zero a posare gli strumenti.
Nel frattempo la rossa mi chiede la solita vodka redbull lemon.
La costante è: flirta con me quando è lemon, mi snobba quando è redbull.
Io sono un pò imbarazzato, le faccio vedere la lattina del succo di palle di toro, lei mi sorride e mi dice no.
-Lemon, non l'hai ancora capito? Aggiunge.
-Veramente no. Rispondo.
-Bisogna spiegarti proprio tutto. Mi guarda languida, mentre me lo dice.
La lemon finisce con uno spruzzo sulla mia camicia.
Cerco Moicòl con lo sguardo, ma non lo vedo.
-Vado a cambiare il fusto. Dico alla rossa.
-Ti aspetto. Risponde.
Scendo le scale di corsa, sto per entrare in magazzino, quando una voce conosciuta mi chiede una sigaretta.
E' la rossa.
Ma non dovevi aspettarmi su è il primo pensiero che mi attraversa la mente.
Bisogna spiegarti proprio tutto è il secondo.
Le sorrido marpione e mi avvicino sicuro e rapido a un millimetro dalla sua bocca.
Mi ritrovo una mano in faccia e un'altra fra le gambe che mi stringe i coglioni.
-Che cazzo fai, che cazzo vuoi? Grida fra i denti minacciosa.
-Allora? Che cazzo vuoi da me? Ripete.
Sarà meglio darle una risposta, una qualsiasi.
-Scusa. Ho capito male. Scusa.
Mi molla le palle, ma tiene sempre l'altra mano sulla faccia.
Mi guarda ancora un pò, poi mi spinge via con disprezzo.
-Vaffanculo, stronzo.
Ho a che fare con una psicopatica.
Rimango qualche minuto davanti alla porta del magazzino a pormi domande sui sistemi di comunicazione non verbali, interrogandomi su quale minchione ho preso per lampione, quando dei rumori sospetti attirano la mia attenzione.
Apro la porta e la scena che mi si para davanti batte tutte quelle che ho visto a ground zero.
Mi fa dimenticare anche quello che mi è appena accaduto.
Ci sono Britney e Moicòl.
I particolari mi dicono che Moicòl se la sia schiacciata.
Infatti, lui ha la camicia fuori dai pantaloni e per terra ci sono le mutandine di Britney, che indossa una gonna tattica.
Ma poi deve essere successo qualcosa.
Moicòl crista colpendo Britney con un oggetto non identificato.
Lei è ammutolita in un angolo con le lacrime agli occhi che para i colpi con un braccio.
E' messa di tre quarti, come quando canta.
Nonostante tutto la situazione non mi sembra critica.
Strana, piuttosto.
Moicòl non sembra farle del male fisicamente, è come se la stesse colpendo con una clava di plastica per bambini.
Anzi no, con un braccio di una bambola.
Cazzo. La sta colpendo con un braccio.
E non il proprio, ma quello di lei.
La sta colpendo con la sua protesi.
-Ma cazzo, sono cose che si dicono, cazzo! Dice Moicòl.
-E cosa ti dico? Non te ne sei accorto, cazzone? Risponde lei fra le lacrime.
Fermo Moicòl strappandogli via il braccio di mano.
-C'è da cambiare il fusto di lemon. Uso un tono asettico. Funziona, quando devi far sentire qualcuno in colpa. Insieme allo sguardo non proprio asettico.
La situazione è imbarazzante.
Raccolgo le mutande di Britney per fare un gesto carino.
Così ora ho in mano la sua protesi e la sua biancheria.
Sono indeciso su cosa passarle prima quando dalla porta del magazzino fa capolino una testa rossa.
Britney fa un passo indietro rimanendo così nascosta alla vista della pazza.
Sto ancora aspettando la mia vodka lemon. Dice sorridendo.
Moicòl esce.
Per la rossa rimango io con in mano un braccio di gomma e delle mutandine.
Quando realizza la situazione rimane con il sorriso stampato sulle labbra e da gran signora mi dice: vorrà dire che me lo farò fare dal tuo collega, visto che ora sei impegnato con una bambola di plastica.
Scrollo le spalle pensando che non è altro che una psicopatica.
Britney mi ringrazia imbarazzata prendendo le sue cose.
Vorrei consolarla in qualche maniera, ma non saprei proprio da dove cominciare.
Perciò lascio perdere e ritorno al lavoro.
Al banco ho la rossa che mi aspetta.
-Vodka redbull. Omaggio, grazie. Dice.
Sto preparando il drink.
-Vodka lemon. Omaggio gradito. Sento dire.
Ecchecazzo, penso.
Alzo lo sguardo per vedere se ha anche cambiato aspetto, come Dottor Jeckyll e Mr. Hide.
E invece si è solo raddoppiata.
Come agli occhi di un ubriaco.
Per la prima volta sono al banco, insieme, le gemelle rosse.
Le guardo stupito, mi accorgo che sono pure vestite in maniera diversa.
L'unica cosa che mi resta da fare, oltre ad offrire i due drink, è colpire ripetutamente il banco con la testa e usare una tipica esclamazione di dissenso per la propria demenza.
D'oh! D'oh! D'oh!

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