In questi racconti viene usato spesso un linguaggio esplicito e volgare per una mia precisa scelta. Mi sembra corretto avvisare i potenziali lettori in modo che possano scegliere se continuare con la lettura o meno.





domenica 21 marzo 2010

Vita da Bar ep. 22 Angeli e Demoni


Ho visto le peggio cose accadere allo Star Wars Bar, eppure è un bel posto.
Ho visto le peggio cose e anche le più strane, bizzarre.
Ma mai mi era capitato un cliente che puzzasse così tanto di uovo marcio.
Gli preparo un Godfather, come mi ha chiesto.
La peculiarità che ogni buon barista dovrebbe avere è entrare in sintonia con il cliente e anticipare, prevenire i desideri e i bisogni dello stesso.
La mia peculiarità è farmi leggere nel pensiero, come mi è capitato più volte in questi anni, dietro questo banco. D'altronde io la penso old style al contrario dei clienti tipici che sono tutt'altro che old style.
L'uomo vestito di bianco, di età indefinibile, al di la del bancone, quello che mi ha chiesto il Godfather e che puzza di uovo marcio, mi legge nel pensiero.
- Non è uovo marcio. Mi dice.
- E' zolfo.
Lo guardo con espressione interlocutoria.
- Devo usare l'incantesimo dello zolfo...
Scandisce le parole, mi guarda per accertarsi che ogni singola sillaba venga compresa e ha il tono di chi deve spiegare qualcosa di semplice ma nascosto da un'aura arcana.
- ...ogni volta che mi sposto da una dimensione all'altra perché è l'unico che mi permette di farlo.
Lo guardo con espressione interlocutoria.
- Fra qualche minuto questo odore sparirà. Mi rassicura.
Un'altra mia peculiarità è non capire.
Così il bevitore di Godfather mi aiuta: - zolfo, dimensioni diverse, età indefinibile.
Continuo a non capire, ma percepisco meno l'odore di uovo marcio.
- Non è uovo marcio! Senti, proviamo con l'iconografia classica: se mi vedessi con gli occhi e le zampe caprine ti sarebbe d'aiuto?
- Demonio? Chiedo intimorito.
- Se intendi un demonio qualsiasi, no. Se intendi il Demonio, si.
Non ve lo insegnerò certo io che il Diavolo è un maestro di eloquenza, così mi intorta in discorsi che non saprei riproporvi neppure a grandi linee, quando ad un certo punto un frichettone con i sandali, i capelli lunghi e la maglietta con il simbolo della pace mi chiede una bottiglia di vino per fare uno scherzo agli amici.
Per trenta danari perfeziono la transazione e il frichettone raggiunge i suoi amici al tavolo.
- Duemila anni fa quello lì ha combinato un casino con lo stesso scherzo. Mi dice il biancovestito.
- Come? Sarebbe il figlio del capo, quello? Esclamo io, ormai totalmente in balia del mio ospite.
Scopro così che dove c'è uno c'è anche l'altro, sempre. Indipendentemente da chi decida di andare dove.
A questo punto chiedo chi ha deciso di venire qua e perché.
Belzebu rimane vago sul motivo ma afferma con risolutezza di aver scelto lui l'uscita.
Poi mi fa una proposta: mi chiede se voglio fare un giro.
- Un giro dove? Chiedo circospetto.
- A vedere come è giù di sotto.
Prima che possa chiedere ulteriori informazioni mi dice che si, mi riporterà su, che no Dante si è inventato tutto e che è una sorta di gran tour perché gli sono simpatico.
Accetto, anche se un poco restio, e d'un tratto, come risucchiato da un vortice, mi ritrovo all'inferno.
Più o meno è come me lo immagino, all'incirca come lo ha descritto Dante. Fa un caldo boia, gente tatuata e a petto nudo balla al ritmo di una musica pessima ad un volume altissimo, molti usano agenti dopanti senza ritegno e il primo che mi rivolge parola puzza di rum. Per non sbagliare mi chiede una sigaretta.
Belzebu mi fa vedere alcuni inferni particolari, tipo il dj con un fantastico impianto cd e un meravigliosa raccolta di dischi rigorosamente in vinile; il gestore del locale stracolmo di dannati senza un punto cassa dove pagare; accanto al locale un giocatore di golf in un campo stupendo senza pallina.
I baristi con intere piantagioni di menta a disposizione.
Ed è allora che si rivela: mi chiede a bruciapelo se sono interessato a lavorare per lui. Mi sciorina una lista di complimenti che finiscono nel cesso quando confessa che ha perso un barman perché richiesto dal frichettone per il suo bar personale.
Declino con la dovuta cautela ma in maniera decisa.
Lui abbozza, poi mi riporta allo Star Wars, finisce il suo Godfather e mi saluta.
Io rimango solo al banco, nonostante sia una serata topica.
Mi raggiunge il mio nuovo collega che candidamente chiede cos'è questa puzza di uovo marcio.
- Sono io. Dico.
- Ma fra poco passerà.
Poi mi assale un senso di tristezza: credevo che l'inferno fosse in terra e che qualsiasi cosa venisse dopo fosse meglio. Invece realizzo che al peggio non c'è limite.
E per di più puzzo!

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