In questi racconti viene usato spesso un linguaggio esplicito e volgare per una mia precisa scelta. Mi sembra corretto avvisare i potenziali lettori in modo che possano scegliere se continuare con la lettura o meno.





domenica 21 febbraio 2010

Vita da Bar. ep. 14 Bassa Tecnologia.

A due giorni dal blitz nessuno ne parla.
Siamo tutti un po' straniti e dobbiamo metabolizzare quel che è successo.
Io di più.
C'è il cambio turno, ma non per me che aspetto Michelle con una certa ansia.
Arriva.
Appena finisce di sistemare il banco esco dal bar, rubo il vassoio e il blocco comande a una delle cameriere e vado dai primi crucchi che vedo seduti.
Mi ordinano una birra e un cappuccino a testa che non gli porterò mai.
Sorrido, vado al banco e infilo il foglio che strappo dal blocco sul portacomande di Michelle.
Mi guarda strano, come a dire "perché fai il cameriere, oggi?".
Poi prende il foglio e legge la comanda.
Che non è una comanda.
Da qualche parte, qualche ora più tardi, qualcuno mi vede attraverso un monitor entrare nel bagno del personale seguito da Michelle.
Mi vede calarmi i pantaloni, mettermi comodo sulla tazza e vede Michelle che si inginocchia davanti a me.
Mi vede dire qualcosa e magari mi sente anche.
Vede la testa di Michelle andare su e giù come bene sa fare lei, la vede che si sposta e poi, spero, non vede più nulla perché uno spruzzo di vinavil diluito con acqua ha oscurato la microcamera.
Una microcamera grossa poco più della testa di un chiodo è stata sistemata in un pannello del controsoffitto.
Con la mia pistola ad acqua piena di vinavil mi è stato sufficiente coprire una zona non necessariamente precisa.
Mi tiro su i pantaloni continuando a gemere, nel dubbio che l'intercettazione sia totale.
Per essere sicuri, copro definitivamente la lente con la gomma che stavo masticando apposta.
Nel corridoio ho notato almeno altre tre microcamere, e altrettanto nel magazzino e nel bar. In tutta l'area dello Star Wars Bar saranno almeno una quarantina. E sicuramente hanno a che fare con il blitz dell'Interstar Pol.
Le ho scoperte la sera stessa, quando, dopo l'accaduto è arrivato Roi Boshe con la security. Era venuto a sincerarsi della nostra condizione fisica, a sostenerci, a darci un giorno di festa e un bonus in moneta per lo stress subito.
In cambio di cosa? Avevo pensato.
Sorpresa: non ci aveva chiesto nulla.
Io mi ero stappato la mia quinta birra che avevo mandato giù in tre sorsi.
A quel punto la mia vescica si era ribellata.
La conseguenza più immediata è stata che io andassi al cesso.
Quella collaterale che scoprissi la microcamera.
Il giorno dopo girai tutto il locale con cappellino e occhiali da sole a individuare le altre.
E ora sono intenzionato a scoprire chi sia lo spettatore.
Prendo Michelle sulle spalle che continua a recitare porcate. Sposta il pannello di polistirolo e come mi aspettavo trova una microcamera trasmittente, ovvero senza cavi. La sostituisce con un'altra, mettendola nello stesso identico punto. Coperta. Ho masticato un altro chewingum per coprire di nuovo la lente.
Ora non ci resta che scoprire la frequenza prima che lo spettatore mandi qualcuno a ripristinarla.
E si accorga che l'abbiamo sostituita.
Per fare ciò ci serve un complice: Grinij. E' stato il mio partner al lavoro per quattro mesi, ma soprattutto è un informatico.
Di quelli che si sono laureati sul campo.
E il suo sogno è diventare un hacker.
Quando io e Michelle usciamo dal bagno lo incrociamo nel corridoio.
Gli passo la microcamera stringendogli la mano.
Domani ti so dire, mi dice lui, mettendosi la mano nella tasca del giubbotto.
Io e Michelle sorridiamo a candid camera e torniamo al lavoro.
Aspettando domani.

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