In questi racconti viene usato spesso un linguaggio esplicito e volgare per una mia precisa scelta. Mi sembra corretto avvisare i potenziali lettori in modo che possano scegliere se continuare con la lettura o meno.





giovedì 18 febbraio 2010

Vita da Bar. ep. 13 Stato di guerra (ovvero la sospensione del normale corso delle cose)


La musica copre il rumore degli anfibi che corrono sulla passerella.
Decine, forse un centinaio. Neri.
Quasi copre il rumore dell'elicottero che sorvola lo Star Wars Bar, la musica.
Il rombo si confonde con i bassi dei sub wufer.
Il buio copre gli uomini rana uscire dall'acqua e risalire il molo.
Poi si accende il faro dell'elicottero.
Gli uomini rana fanno muro lungo tutto il perimetro esterno del locale.
L'Interstar Pol fa irruzione all'interno del locale, si spegne la musica, si accendono le luci, come se le apparecchiature elettroniche avessero capito la situazione critica.
Piccoli fucili automatici ci vengono puntati contro.
Il dancefloor viene svuotato, i clienti fuori e i dipendenti tutti dietro al banco, con le mani sulla testa.
Ci stanno trattando come criminali. E nessuno sa cosa stia succedendo.
Ci ordinano il silenzio e l'immobilità.
Vedo attraverso il vetro che i colleghi del bar galleggiante vengono spintonati fino a noi.
Vengono presi anche alcuni colleghi del turno di giorno che erano rimasti a far serata allo Star Wars.
Tutti insieme come una grande famiglia. Tutti dietro il banco bar con le mani sulla testa e gli sguardi sbigottiti. Qualcuno un pò pallido, reazione commistiva di alcol e paura.
Tutti i clienti sono fuori.
Inizia una nuova cernita. Qualcuno viene portato sulla piattaforma, altri nel parterre.
Nel giro di pochi minuti ci sono una trentina di persone sulla chiatta, il resto delle persone viene accompagnata fuori.
Da quel poco che riesco a vedere sulla piattaforma ci sono solo Nord Venusiani e qualche Venusiano dell'est.
Gli uomini rana che sono usciti dall'acqua sganciano la piattaforma galleggiante in pochi secondi, intanto un rimorchiatore della CdP si è accostato. Poche e veloci operazioni e il bar galleggiante si allontana.
Il ponticello di metallo che collegava alla terra ferma la struttura cade in acqua. I tubi di scarico e carico si strappano e vomitano in mare acqua che a me sembra nera come una pozza di sangue di notte.
E' inutile dire che siamo tutti increduli, spaventati e sconcertati.
Arriva un graduato.
Chiama il Talebano.
Ci conosce tutti.
Di tutti conosce il ruolo e la posizione nella scala gerarchica.
Gli dice che la piattaforma sarà riportata fra un'ora.
Che ci saranno alcuni tecnici a nostra disposizione per riagganciare la struttura galleggiante.
Che è dispiaciuto per il disagio e che potrà rivolgersi al ministro degli interni per un eventuale rimborso.
Poi si accomiata dicendo "Tornate pure a divertirvi e a lavorare".
Con lui va via tutto il plotone in tenuta antisommossa.
Come arrivano in fondo alla passerella entra una squadra di tecnici e un’impresa di pulizia.
Siamo tutti ancora perplessi e spaventati.
Qualcuno butta giù un chupito per riprendersi, fra i clienti nel parterre qualche ragazza inizia a piangere.
Un'ora dopo, come promesso, arriva la chiatta.
Vuota.
Viene ripristinato il passaggio.
I primi ad entrare sono quelli dell'impresa di pulizia.
Noi tutti siamo accalcati sul bordo del molo.
Qualcuno giura di aver visto delle macchie di sangue.
Qualcuno, domani, giurerà che allo Star Wars Bar non è mai successo niente.
Niente.
Perchè niente è successo.

...Continua (forse).

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