In questi racconti viene usato spesso un linguaggio esplicito e volgare per una mia precisa scelta. Mi sembra corretto avvisare i potenziali lettori in modo che possano scegliere se continuare con la lettura o meno.





giovedì 25 febbraio 2010

Vita da Bar. ep 16 Chi è Fico Barbozo parte II

Un’altra notte passata a dar da bere agli scienziati si frappone alla notte del blitz.
Ma questa notte qualcuno sa qualcosa in più: io, Michelle e Grinij sappiamo di essere spiati da più di trenta microcamere.
Trentasei per l’esattezza.
Quando Grinij, ieri, ha trovato la sorgente, il portatile ha diviso in trentasei punti di vista lo Star Wars.
E uno era proprio dietro di noi che smanettavamo.
-E’ qui la sorgente. Mi ha detto Grinij, con il suo accento dell’est.
-Qui allo Star Wars bar.
Ora so che qualcuno ci stava spiando e so che quel qualcuno sa che noi sappiamo.
Non è molto, ma almeno adesso possiamo spiare chi ci spia facendo rimbalzare il segnale delle microcamere dal computer dell’ufficio a quello di Grinij.
Al banco Peter ha le solite fans, mentre dalla mia parte c'è un panda, una bagascia con il suo pappone e uno zio con la nipotina trentenne.
Il Panda vuole il suo solito Jack scontato con l’aggiunta di coca cola.
-Jack e cola, dico io.
-No. Jack con l’aggiunta di coca cola. Ribadisce lui.
La bagascia aggancia un cliente, un anglofono che se ne va tutto contento, forse perché non sa ancora quanto gli costerà e il pappa ordina subito una bottiglia di Berlucchi con i soldi che incasserà.
Lo zio e la nipotina ordinano due oriente rosso.
Parlano con un accento spagnolo.
Mentre preparo il cocktail sbircio le loro spalle.
Non è una coincidenza: Fico Barbozo, recita la marca delle loro t-shirt.
-Già. Dice lei. Siamo tanti e diversi.
-E cosa volete?
-Farti capire alcune cose.
-Tipo?
-Che se prendi a calci in mezzo alle gambe un trans, gli fai male lo stesso. Dice lo zio Barbozo.
Assaggiano il drink.
-Ce lo avevano detto che lo fai buono. Grazie, mi dicono. E si allontanano.
Chiamo Michelle a casa.
-Tutto bene?
-Si, perché?
Le racconto cosa è successo. Le dico anche di stare attenta.
La nottata passa via con qualche ansia ma zio e nipotina Barbozo non li vedo più.
Giubeca e gli altri stanno sgomberando il locale dagli ultimi rompicoglioni molesti.
Mi stappo una birra, quando squilla il telefono. E’ Grinij che davanti ad un computer ci osserva da casa sua.
-Dimmi.
-Sai chi c’è in questo momento in ufficio a controllare le registrazioni del blitz?
-No. Ovvio.
-Big Boss.
-Che cazzo dici? Big Boss è nel parterre, al telefono, come al solito.
-E’ vero anche questo. Lo vedo.
-Non capisco. Gli dico.
-Neanche io ma guarda chi sta salendo con il montacarichi.
-Mi giro, si apre la porta dell’ascensore e mi ritrovo davanti il sosia di Big Boss.
-Ola, tutto bene? Sembra che tu abbia visto un fantasma. Mi dice con un chiaro accento spagnolo.
Mi guardo intorno: siamo io e due Big Boss. Nessun altro.
A parte Grinij, che ci sta osservando da lassù…

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