In questi racconti viene usato spesso un linguaggio esplicito e volgare per una mia precisa scelta. Mi sembra corretto avvisare i potenziali lettori in modo che possano scegliere se continuare con la lettura o meno.





lunedì 1 febbraio 2010

Vita da Bar. ep. 5 E il Capodanno deve ancora cominciare!

Entro nella cella di magneto ancora un po' incazzato per la storia del Talebano e gli Haitiani.
Me la faccio passare perché c'è da fare e fare da incazzati significa fare male. E io voglio fare bene.
Il bar è stravolto per esigenze televisive e io incrocio vip e facchini che si aggirano come se fossero nei propri camerini: chi gira col piatto caldo, chi con i bigodini in testa, chi porta grosse casse con il carrello e chi va dietro a grossi pacchi.
Scendo a ground zero per prendere le mie cose e fare la mia pisciata pre -lavorativa.
Come in molte aziende i cessi e gli spogliatoi sono vicini, a volte addirittura in comune.
Incontro Giubeca, Predator e Magilla Gorilla, un po' frastornati e confusi per via della concomitanza di agenzie di sicurezza: c'è anche quella del network, molto più professionali.
L'ho appurato sulla mia pelle.
Parlano fra di loro e non posso fare a meno di chiedermi come facciano a capirsi.
Meglio non porsi domande di cui non esistono le risposte.
In fondo al corridoio, passati tutti gli altri cessi, c'è quello riservato al personale.
Ma subito prima sento un mugolio: una porta è socchiusa e io sbircio volontariamente. Un predator mix alien (sono tutti uguali quelli della sicurezza della tv, li prendono dopo un provino) lo sta spingendo in culo a quella rizzacazzi a cui ho dato una bottigliata, che mugola come una gatta dalle forme di una vacca in calore.
Diciassette anni e non sentirli, penso.
Per un attimo sudo freddo pensando alle conseguenze di ciò che sto vedendo e immagino lei che torna su con lui per giustiziarmi come meglio crede.
Penso anche che alla fine 'sti Haitiani non sono poi molto più professionali dei nostri calabro-napoletani (giubeca non so di dove sia).
Poi penso che alla fine della scopata lui penserà di essersi fatto una bella scopata in cambio di un favore e la cosa finirà lì.
In tutto questo turbinio di pensieri voyerizzo i due che sembrano proprio divertirsi, fino a quando l'Haitiano tira fuori il cazzo dal culo della troietta.
Allora capisco che forse lei o si è divertita tantissimo o non si è divertita per un cazzo: il cazzo, appunto, del predator mix alien è veramente grosso.
Grosso e lungo.
Come mai ho visto neppure nei peggiori porno di Caracas.
Ecco perchè Giubeca & C. erano confusi e frastornati.
Non riesco a togliere gli occhi dal minchione gigante, quando mi appoggio alla porta socchiusa.
Sto per pagare caro il mio voyeurismo.
La porta si spalanca e io precipito in mezzo alla stanza (che per essere un cesso è abbastanza grosso).
La mucca mi guarda fra il sorpreso e lo stravolto.
L'Haitiano si gira guardandomi attraverso i suoi occhiali termici e puntandomi contro l'arma più temibile che ha a disposizione.
Io abbozzo una scusa puerile e lui fa un passo verso di me.
Io un passo indietro.
La mammellata rimmellata dietro di lui comincia a rivestirsi.
Ed è allora che pronuncio le parole che mi salveranno la vita: " Lo sai che ha diciassette anni, vero?"
Naa! Non lo sapeva.
Si gira a guardare la rizzacazzi e io sparisco.

Sono al banco, quando vedo tre Haitiani portarne via un quarto sanguinante e tumefatto e altri due prestare i primi soccorsi a una ragazzina. Li hanno trovati nei bagni seminudi. Sembra che lui l'abbia violentata.
Qualcuno è stato avvisato da qualcun altro.
E io son pronto a prendere servizio.
Soddisfatto del lavoro fatto.

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